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martedì 21 agosto 2012

Tratto da:

http://www.investireoggi.it/attualita/crisi-delleuro-e-monete-alternative-piu-di-4000-comunita-hanno-scelto-di-rinunciare-ai-soldi/
Crisi dell’Euro e monete alternative: più di 4000 comunità hanno scelto di rinunciare ai soldi
Scec, Simec e miniassegni: è il ritorno del baratto in chiave moderna?





Da tempo ormai si parla di crisi dell’Euro e si studiano soluzioni alternative alla moneta unica. C’è chi guarda indietro rievocando il ritorno dell’amata-odiata Lira e chi invece si organizza diversamente, con metodi tradizionali ma riletti in chiave moderna.

Pagare senza soldi: la crisi fa di necessità virtù
E se il problema maggiore in tempo di crisi è la mancanza di soldi contanti ecco rispuntare metodi di pagamento alternativi, ispirati all’antenato di tutti gli scambi commerciali, il baratto. Attualmente si contano circa 4 mila comunità che utilizzano metodi di scambio alternativi per non fermare l’economia dinanzi alla crisi che avanza. I numeri parlano chiaro: basti pensare che nel 1990 le comunità indipendenti organizzate in questo modo erano appena un centinaio.

Scec, simec e miniassegni: la risposta italiana all’euro?
In Italia sono state nella storia prevalentemente tre le valute alternative anticrisi adoperate: i miniassegni, i Simec e lo Scec (in ordine temporale).
Lo Scec (acronimo per Solidarietà ChE Cammina) è stato inventato a Napoli nel 2005. Si tratta in sostanza di buoni sconto del valore nominale di un euro che possono essere scambiati (anche cumulativamente ma comunque in maniera percentuale al valore del bene) presso gli esercizi aderenti all’iniziativa. Non si tratta quindi propriamente di una nuova valuta ideale ma di un buono sconto che si esprime sempre in euro. Attualmente sono 11 le Regioni italiane in cui è stato ammesso lo Scec. Uno dei primi esempi istituzionali è stato il IV Municipio, nel quartiere Montesacro. A differenza dei buoni sconto tradizionali lo scec dopo l’utilizzo non va stracciato ma può essere riutilizzato: i commercianti possono darlo come resto ai clienti che aderiscono al circuito e questi ultimi possono riusarlo proprio come fosse una moneta da un euro.
Ben più antichi sono invece gli ormai superati miniassegni (chiamati così proprio per le dimensioni ridotte rispetto a quelli tradizionali), istituiti nel 1975 e poi spariti dopo tre anni quando il Poligrafico dello Stato fu in grado di sopperire alla carenza di monete per via dell’inflazione. I mini assegni infatti, nati per sopperire alla penuria di monete dal taglio piccolo, si rivelarono un vero affare per le banche: molti di quelli emessi infatti non tornarono indietro per la conversione perché si erano deteriorati, erano andati persi oppure venivano collezionati.
Il Simec (acronimo di Simbolo Econometrico di valore indotto) è invece un sistema attivato nel 2000 a Guardiagrele e inventato dal professor Giacinto Auriti, forte sostenitore della teoria del valore convenzionale della moneta: scambiati con valore paritario a quello delle lire per pensioni e salari venivano messi in commercio con  il doppio del valore originario. Il tribunale di Chieti interruppe bruscamente la pratica tramite ordinanza di sequestro dietro pressione della Banca d’Italia.

E negli altri Paesi?
Ma la crisi non è certamente un problema esclusivamente italiano. I sistemi alternativi studiati variano di Paese in Paese, pur avendo spesso punti in comune. Nel Regno Unito e in Australia la maggior parte delle comunità usa
il Lets (Local Exchange Trading System) o il More (Member Organised Resource Exchange system); in Francia e in altri Paesi di lingua francese si è fatto ricorso al Sel (Système d’Echange Local) e al Tronc de Services; il Rocs (Robust Complementary Community Currency System) e i Rers (Réseaux d’échange Réciproque des Savoirs) sono diffusi in Francia, Svizzera, Belgio e Olanda, Svizzera e Spagna, i Tauschring e il Wir in Germania e Svizzera. Ma ci sono anche i Ducati immaginari, il Green dollar, gli Hureai kippu, gli Ithaca hours e gli Hero dollar.

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